CAPPELLA MAGGIORE
Nella cappella maggiore si trova l’altare con il retrostante coro. L’illuminazione proviene dalla grande esafora gotica posta nell’abside. Durante la ristrutturazione barocca era stata sostituita da un finestrone a vetri bianchi, con stucchi e cornice, sormontata dallo stemma della famiglia Panciatichi, che erano tra i più grandi sostenitori economici. Tuttavia, detto finestrone è stato eliminato nel restauro degli anni ’30 del ‘900 e nel 1932 è stata ripristinata l’esafora dalla Ditta fiorentina del Professor Giuseppe Tolleri. Le pareti della cappella, con volta a costoloni, non sono affrescate, ma decorate con disegni quadrilobati e fregi geometrici.
Nel 1338 il patronato della cappella divenne della famiglia Panciatichi, ivi sepolta.
Le trasformazioni intervenute durante il periodo barocco, con la costruzione di grandi altari e di nuove finestre sostitutive delle bifore, aveva alterato il discorso decorativo presente sulle pareti della chiesa, che erano tutte affrescate. Pertanto tutta la superficie parietale vene rintonacata e tinteggiata in modo uniforme, coprendo e nascondendo quanto gli artisti precedente avevano realizzato. Verso il 1670 la navata fu completamente imbiancata con l’intento di sostituire gli affreschi con le tele.
L’altare maggiore ha subito varie trasformazioni nel tempo: il primitivo altare ligneo nel 1726 venne sostituito da uno in marmo policromo ad opera dello scultore Benedetto Fortini. Nuovamente nel 1932 vi fu una sostituzione con una semplice mensa in marmo bianco, con ciborio, sorretta da colonnette tortili e sotto venne posto in venerazione, composto all’interno di una nuova urna, il corpo del Beato Andrea Franchi. Nel periodo post-conciliare l’architetto Giovanni Michelucci ristrutturò il presbiterio ponendo ai lati della mensa d’altare due grandi amboni e trasferendo, così, l’urna del Beato Andrea Franchi sotto l’altare della crociera sinistra, dove tutt’ora è venerato. Il crocifisso dell’altare è un modello di Christus patiens in cruce, opera in legno policromo data al 1660 ed attribuita dalle fonti locali allo scultore fiorentino Santi Brunetti.
IL COMPLESSO ABSIDALE DEL TRANSETTO
Le pareti dell’abside, sormontata da volta gotica con costoloni dipinti, non recano dipinte leggende di Santi, bensì motivi di tipo geometrizzante, datati alla prima metà del XIV secolo. Nell’arco trionfale si sussegue una decorazione con serie di sedici Santi a mezzo busto, da San Domenico, a sinistra, sino a San Tommaso d’Aquino, a destra, databili alla metà del XIV secolo. Nella parete della crociera sovrastante l’Altare Maggiore possiamo osservare affreschi del primo Trecento di autore ignoto. Tra le varie raffigurazioni troviamo l’Apostolo Pietro con in mano un cartiglio e un tondo bianco recante una croce rossa; in alto sul costolone vediamo scolpito e pitturato lo stemma dell’Ordine Domenicano e l’immagine di San Domenico con giglio e libro, affrescata, posta entro una nicchia trilobata, databile alla prima metà del ‘300. In alto a destra dell’arcone centrale ammiriamo parte di un’Annunciazione con la Vergine Annunziata seduta che tiene le braccia incrociate sul petto, secondo la tipica iconografia trecentesca, con davanti a sé un leggio e per sfondo una composizione architettonica. In alto a sinistra dell’arcone centrale vi è l’Angelo annunciante che si rivolge alla Vergine. Sotto il capitello del pilastro è il santo domenicano Pietro Martire, all’interno di una nicchia trilobata, mentre alla base del pilastro sinistro è l’Apostolo Paolo con in mano un tondo bianco con una croce rossa, databile al 1370 circa e quindi posteriore agli altri affreschi dell’arcone. All’interno dell’arcone centrale Sant’Ambrogio, in abiti pontificali, con mitra pastorale e libro; Sant’Agostino in abiti pontificali, con mitra pastorale e libro, sopra a questi San Gregorio Magno anch’esso in vesti pontificali e con la colomba.