ALTARE SCARFANTONI
La struttura dell’altare ripete quella del corrispettivo secondo altare a destra, con le varianti dello stemma, del cartiglio e dell’epigrafe appropriati alla famiglia committente dei Pappagalli. Lo stemma della famiglia è sormontato da un elmo piumato con al centro l’arme dei Pappagalli, composto da una croce nella zona superiore e tre pappagalli in quella inferiore.
La pala d’altare è una tavola ad olio dipinta da Fra’ Paolino da Pistoia (1488-1547) tra gli anni 1530-40, dopo aver trasferito nel 1526 la propria bottega proprio nel Convento di San Domenico. Al centro della composizione il Cristo in croce tra la Vergine e San Giovanni, mentre un santo domenicano è abbracciato ai piedi della croce. Qui il processo di semplificazione formale raggiunge il culmine: il paesaggio diventa un fondo astratto e le ombre schematiche costruiscono panneggi più legnosi e figure maggiormente rigide.
Nella tradizione di Beato Angelico il santo inginocchiato è San Domenico, quindi resta solo un’ipotesi che sia San Tommaso, in quanto mancano i consueti elementi iconografici. Nonostante qualche studioso ritenga l’opera eseguita su cartone di Fra Bartolomeo, è indubbiamente attribuibile a Fra Paolino: è una delle opere migliori della pittura pistoiese della metà del Cinquecento. La tavola, restaurata sia nell’Ottocento che nel Novecento, è racchiusa in un’artistica cornice in legno dorato: intagliata con i simboli della Passione di Cristo, è opera di un artigiano toscano, forse pistoiese, del Seicento.
Sulla predella dell’altare una tela in ovale che raffigura S. Anna che regge un libro davanti alla Vergine Bambina a mani giunte, con due scritte: a destra, “EGREDIETUR VIRGA DE RADICE JESSE“, a sinistra “SPIRITUS SANCTUS SUPERVENIET IN TE ET VIRTUS ALTISSIMI ADUMBRABIT” (1904).