Adriano Veldorale, “Resurrezione”

L’opera di Adriano Veldorale, esposta per l’anno di Pistoia Capitale della Cultura 2017 nel Battistero di San Giovanni in Corte, è visitabile nella Chiesa di San Domenico di Pistoia.

L’opera e la chiesa di San Domenico sono visitabili dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 12.30.

Resurrezione è una scultura composta da 17000 triangoli in ferro saldati fra loro, che rappresenta il velo che copre un corpo immaginario nell’atto di elevarsi in ascesa. (…) Con la sua opera Veldorale ci insegna come si possono plasmare materiali rigidi per antonomasia, quale il ferro, per ‘frantumarli’, disgregandoli in triangoli (paradossalmente forma indeformabile) e poi ricomporli, traendone come risultato una stoffa malleabile e adatta a descrivere con efficace versatilità l’intimismo di un’emozione” (Caterina Morelli, Prefazione in Adriano Veldorale, Resurrezione, ed. Settegiorni, Serravalle Pt 2017,6)

Video di Lorenzo Marineschi

Resurrezione
Corpo vuoto, dimenticato nel freddo di chi si è perso,
lasciato cadere nella solitudine della rassegnazione,
sospeso in un luogo privo di luce,
dove tutto appare immobile e senza voce.
Nel buio, un cupo vibrare di nota infinita,
lamento continuo che non è vita,
ma nemmeno morte,
che ha nel silenzio il suo massimo grido,
urlo muto di quiete straziante,
coperto solo dal dolore di chi ancora è vivo.
Quel che ero, morente giace sul fondo,
rispetto, amore, pace, bellezza,
tutto perso nell’onda ciclica della bieca cattiveria,
nuovamente tutto è sangue
nuovamente tutto è guerra.
Ciò che credevo possedere era un’illusione,
l’illusione che adesso mi possiede
spingendomi a fondo,
l’illusione che mi sta cancellando
spegnendomi lentamente.
Viene lo scuro che morde la ragione
persa nelle nebbie della colpa.
eppure non sono io questo riflesso
che mente e ride di me.
siete voi l’errore, il difetto,
zavorra al mio collo.
Non è questo che resterà di quello che ero.
Risorgerò.
Mani a lungo sterili,
appese a braccia abbandonate alla terra,
torneranno a cercare, a sentire,
torneranno a creare,
trasformando il male in conforto e forza,
pietre su cui rialzarsi
su cui ricostruire.
Tornerò a gioire nel sentire freddo
ricordando il vero calore.
Mi sento riemergere.
Lento respiro inarrestabile,
dal profondo di queste viscere.
Un’ascesa continua,
potente movimento indefinito nel tempo,
di pieni e vuoti, nello spazio incolmabile.
Orgogliose cicatrici di pianti,
come pioggia seccata dal vento,
che svela chi ero nella scia che lascio.
Un abbraccio contorto piegato al mio volere.
Un inganno tra finzione e realtà,
fra morte e resurrezione.
(A.Veldorale)

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